STORIA DEL JUDO

Il Judo Montereale

Il settore Judo nasce nel 1981, all’inizio come sede distaccata del Judo club G. Fenati di Spilimbergo, per volere del Maestro Sergio Polesel e del Consiglio Direttivo della neonata Polisportiva Montereale.

Il primo dojo era situato presso la canonica di Grizzo, e il primo saluto è stato fatto nel Gennaio 1981 alla presenza di 3 bambini e 4 adulti.

Successivamente la palestra ha subito vari spostamenti, il primo è stato il passaggio dalla canonica di Grizzo, alla cantina delle Scuole Medie di Montereale Valcellina, nel ’98, a seguito dell’inizio dei lavori per la costruzione della mensa delle scuole medie, il dojo si è spostato provvisoriamente presso l’ex asilo di Grizzo.

Grazie al lavoro appassionato del maestro, degli atleti, ed alla dedizione di genitori e collaboratori, è stato possibile ottenere importanti risultati sia a livello regionale che nazionale, e molti sono gli atleti che si sono distinti in tutti questi anni di attività, sia a livello agonistica che amatoriale.

Nel 2001 il settore Judo entra nella sua casa definitiva, il 17 Settembre di quell’anno infatti viene inaugurata la palestra del Judo all’interno del centro polisportivo di Montereale Valcellina, per l’inaugurazione venne organizzato un grande stage nei giorni della Festa dello sport di quell’anno, a cui parteciparono molti atleti da tutta la regione e come ospite Jenny Gal, medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Atlanta del ’96.

La continua crescita del numero di atleti e la conferma continua dei risultati sportivi, fanno si che nel 2004 il settore Judo fondi la propria società, iscrivendosi alla FIJLKAM come “Judo Polisportiva Montereale”.

Oggi il Judo Montereale conta circa 50 tesserati, divisi nelle varie fasce di età (bambini fino a anni, ragazzi da a anni, e adulti) che si allenano  nella palestra di Judo presso il centro polisportivo di Montereale Valcellina, che dispone di un Tatami di oltre 130 mq, all’insegnamento si alternano oltre al Maestro e fondatore Sergio Polesel, i Maestri Luca Polesel (3° dan) e Luca Torresin (3° dan)

Le origini del JUDO

image2Il Judo è una lotta con le mani nude che si rifà al ju-jutsu. Nel 1882, il professor Jigorō Kanō modificò e codificò con criteri sportivi la tradizionale lotta gipponese e le diede il nome di “Judo”.

 

Il termine “jūdō” è composto da due kanji:   (adattabilità, cedevolezza) e ( (via); ed è quindi traducibile anche come “via dell’adattabilità“.

 

«Il jūdō è la via più efficace per utilizzare la forza fisica e mentale. Allenarsi nella disciplina deljūdō significa raggiungere la perfetta conoscenza dello spirito attraverso l’addestramento attacco-difesa e l’assiduo sforzo per ottenere un miglioramento fisico-spirituale.
L’espressione del jūdō si acquisisce con l’allenamento tecnico basato sullo studio                                   scientifico. »

                                (Jigorō Kanō)

 

Il principio fondamentale della tecnica del judo è  quello dello sfruttamento delle leggi fisiche (es. dell’equilibrio) e della particolare vulnerabilità dei punti vitali del corpo, con assoluta esclusione di opposizione di forza alla forza.

Generalmente potremmo dire che, queste tecniche si basano su diversi elemnti come: una certa forza fisica, la conoscenza della teoria, la prontezza di riflessi, ma sopratutto la capacità di saper sfruttare i momenti di disequilibrio o la posizione irregolare dell’avversario.

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Le tecniche del jūdō sono così suddivise:

 

  • Nage-waza (tecniche di proiezione)
  • Tachi-waza
  • Te-waza (tecniche di braccia)
  • Koshi-waza (tecniche di anca)
  • Ashi-waza (tecniche di gambe)
  • Sutemi-waza (tecniche di sacrificio)
  • Ma-sutemi-waza (tecniche sul dorso)
  • Yoko-sutemi-waza (tecniche sul fianco)
  • Katame-waza (tecniche di controllo)
  • Osae-komi-waza (tecniche di immobilizzazione al suolo)
  • Shime-waza (tecniche di strangolamento)
  • Kansetsu-waza (tecniche di leva articolare)

 

  “Il miglior uso dell’energia
« Nei movimenti del Judo la ricerca della fluidità della tecnica non è un mero esercizio di abilità ginnica, ma una vera presa di coscienza della propria forza e di come utilizzarla al meglio per ottenere il massimo risultato con il minor spreco di energia; questo comporta quindi anche l’acquisizione di una sensibilità che permette di affrontare con più serenità le prove della vita, avendo sempre una riserva di energia da cui attingere.»

 (Jigorō Kanō)

Come altre arti marziali, il Judo abbracccia in egual misura sia i principi tecnici che quelli fisolosofici; infatti aspira a diventare un sistema di vita, una faticosa e gioiosa conquista della propria integrale umanità.

 

“Noi e gli altri insieme per progredire”

« La collaborazione che si instaura fra l’allievo e l’Insegnante e tra i praticanti (Tori e Uke) durante lo studio delle tecniche, va in una direzione che attraverso il reciproco aiuto ed il mutuo rispetto, porta al miglioramento delle capacità di relazioni personali, sociali e morali; questo concetto, se assimilato interiormente, può venire applicato anche nell’ambito della società in cui viviamo, migliorandola.»

 (Jigorō Kanō)