STORIA

Lo scioglimento, nel 1984.

Nel 1984, il Rugby Maniago si scioglie per rinascere poi a Montereale, sull’altra sponda del fiume Cellina, in seno alla locale Polisportiva.

Prima

L’ 11 novembre del 1974 a Maniago ci pensa il Geometra

La passione per la pallovale era esplosa prepotente a Maniago grazie al proselitismo di Giuseppe Rusconi, geometra milanese, che in gioventù aveva giocato nelle fila del Milano Rugby Club, storico rivale del più celebre e titolato Amatori, prima di trasferirsi per lavoro nella cittadina delle coltellerie, dove nel 1966 si stavano erigendo i primi capannoni della nascente zona industriale.
Con pragmatismo tipicamente lombardo, il giovane professionista meneghino, dopo aver avviato lo studio e messo su casa, rispolverò il suo antico amore e si mise a divulgare il verbo del rugby avviando una leva giovanile con l’intenzione di costituire una nuova società. Traguardo che fu raggiunto in tempi brevissimi visto che al suo appello risposero subito decine e decine di giovani maniaghesi, attirati dal fascino del nuovo sport e dal richiamo del passaparola.
“L’ 11 novembre del 1974 – ricorda Rusconi – nello studio del notaio Pisenti fu firmato l’atto costitutivo del Maniago Rugby Club, che è stata la prima società rugbistica della provincia di Pordenone a partecipare ad un vero campionato Fir.”

Una quarantina di ragazzi del luogo iniziò gli allenamenti sul campo dell’lps di Arba.
C’erano Angelo Leschiutta, Marco Sparti, Agostino Ceccato, Enrico Mazzoli, i tre fratelli Biasoni, i tre cugini Siega, Dino Innocenzi e Achille Di Bin.

La prima partita dei canajs (ragazzi) di Rusconi fu un’amichevole contro il Conegliano, che riuscirono a vincere anche grazie a qualche “svista” dell’arbitro. Il match infatti venne diretto dallo stesso Rusconi, che nonostante la buona volontà non riuscì ad essere del tutto imparziale.

L’anno dopo il Maniago partecipò ad una manifestazione promozionale, il Torneo “Canova”.
Vinse le prime due partite contro Cus Trieste e Belluno e si preparò ad ospitare la sfida decisiva contro l’Udine, sul campo dietro le caserme, che l’amministrazione comunale, nonostante qualche perplessità, anche di fronte alle insistenze di Rusconi, fu costretta a concedere provvisoriamente in uso al rugby.
Ora, per tutti i paesi in cui si parla il friulano la sfida contro Udine, capital tal Friùl, è carica di significati particolari.

Così fu anche a Maniago per quella storica “prima” in casa: centinaia di spettatori affollarono lo spalto erboso che sovrastava il campo di gioco e fecero un tifo indiavolato per tutti gli ottanta minuti. La squadra perse per 11 a 8 in un finale rocambolesco, ma il risultato passò in secondo piano rispetto al successo promozionale dell’evento, Maniago aveva scoperto la pallovale ed era stato amore a prima vista. Questo sport nel paese pedemontano a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta ha costituito un autentico di fenomeno di costume, un’intera generazione di ragazzi maniaghesi è passata di fatto per il campo da rugby, magari solo per un paio di allenamenti o per togliersi lo sfizio.

Nella stagione 1975-76 il Maniago affrontò il suo primo campionato ufficiale, iscrivendosi alla serie D, con Giuseppe Rusconi nella triplice veste di allenatore, segretario e presidente.

In molti assicurano che il Geometra in quegli anni possedesse il dono dell’ubiquità. Un sabato mattina fu segnalato contemporaneamente in Comune a parlare con il sindaco, in lavanderia a ritirare le maglie della squadra e in un bar ad attaccare locandine.

In seguito come tecnico gli si affiancò l’indimenticato Willy Biasoni, che aveva un po’ dì esperienza in più degli altri, avendo giocato per qualche anno in Francia, mentre Graziano De Nardo e Bruno Amianti diedero un grosso contributo rispettivamente come accompagnatore ed addetto alla segreteria.

Quel primo campionato si concluse subito con uno straordinario secondo posto alle spalle del Monfalcone, che valse l’immediata promozione in C.

Oggi

Tra le tante isole che costituiscono l’arcipelago del rugby italiano c’è anche la Pedemontana Pordenonese.
Qui il rugby vanta una tradizione ultra trentennale e, negli anni ruggenti, costituì addirittura una sorta di piccolo fenomeno di costume.
E’ risaputo che lo sport della bislunga, non si sa bene per quali alchimie e dinamiche sociali, attecchisce meglio in provincia e nei paesi piuttosto che nelle grandi città.

Nella parte alta della provincia di Pordenone, tra Maniago, Montereale e Polcenigo, ha trovato terreno fertile e continua anche oggi ad occupare una posizione importante nel panorama sportivo locale, nonostante qualche inevitabile periodo di riflusso. La passione per il rugby esplose prepotente a Maniago.

Il neocostituito Rugby Maniago nel giro di qualche campionato conquistò la promozione in C1 grazie alla forza di un pacchetto di mischia monumentale per quei tempi e al talento di una giovane apertura, Vittorino Roveredo.
Sul campo dietro alle caserme, all’inizio del paese, gli scatenati canajs gialloblù davano filo da torcere a tutti, anche agli squadroni veneti che salivano in Pedemontana con la supponenza di andare ad insegnare rugby, mentre una folla crescente di appassionati circondava il rettangolo di gioco scaldandosi con grandi libagioni di brulé.
Ma il tifo paesano si infiammava soprattutto nei derby contro l’Amatori Pordenone, anch’esso da poco costituito grazie al lavoro di Paolo Quirini, il conte, un passato agonistico a Milano, e al contributo di Elio De Anna, uno dei grandi azzurri.
Erano le prime sfide di una saga appassionante, quella del confronto pedemontana-capoluogo che caratterizzerà tutta la storia del rugby pordenonese.
Dietro la prima squadra, sempre su iniziativa del “demiurgo” Rusconi, nasceva nel frattempo un fertile settore giovanile, fucina negli anni di tanti rugbisti di qualità. Tra tutti Ivan De Spirt e Andrea “Eka” Silvestrin, in seguito approdati entrambi in club prestigiosi (il primo al San Donà e al Petrarca, il secondo al San Donà e al Treviso) e alla nazionale Under 19.

Sul finire degli anni Ottanta i primitivi entusiasmi si affievolirono e per problemi logistici il glorioso Rugby Maniago si sciolse per risorgere dopo un paio di stagioni a Montereale, oltre il greto del torrente Cellina.
I “gioiellini” De Spirt e Silvestrin, insieme a molti altri giocatori di valore della vecchia guardia come i vari Remi Alzetta, Massimo Rossi, Elvio De Poi, Vittorino Roveredo e Agostino Ceccato, confluirono nell’Amatori Pordenone, club che nel frattempo si era a sua volta fuso con il Polcenigo, l’altra squadra pedemontana.
Corroborato da forze nuove, il rugby del capoluogo visse la sua prima stagione d’oro e grazie anche al sostegno di sponsor importanti conquistò in un breve torno di anni la serie B.

Quasi contemporaneamente a Montereale, la squadra di rugby filiazione del disciolto Maniago rinasceva per opera di Paolo “Papi” Giacomello ed altri “reduci” nell’ambito della locale polisportiva mettendo radici in via Macor nel rione di Malnisio dove l’amministrazione comunale in tempi brevi metteva a disposizione un campo nuovo, spogliatoi e club house. Tra alterne fortune le “Aquile” di Montereale, oggi sponsorizzate dalla zincheria B&B e sostenute da altri affezionati mecenati e dal calore dell’intero paese, sono riuscite a centrare la promozione in serie C1 e a conservare brillantemente la categoria prima della riformulazione dei campionati e della riunione di C1 e C2 in un unico campionato.

Oltre alla prima squadra, altri giovani si sono avvicinati al rugby in questi anni grazie al grande lavoro condotto nelle scuole da Antonio Perazzolo, mentre un nuovo settore giovanile sta venendo alla luce a poco a poco grazie anche alla collaborazione intessuta con le due società di Pordenone, la Friulcassa e il Peruch Union Rapps. La formazione Under 17 di quest’ultimo club è in pratica una sorta di selezione provinciale che conta tra le sue fila numerosi giovani rugbisti di Maniago, Montereale e anche Polcenigo.

testi tratti da: Rugby Magazine – aprile 2005 di Piergiorgio Grizzo